Il livello di resistenza allo scasso di una porta blindata, viene testato (quando va bene) in appositi laboratori d’istituto, specificamente attrezzati ed abilitati a tal fine da autorità nazionali ed internazionali. I test ai quali la porta viene sottoposta sono molti di più di quanti possiate immaginare, ed articolati in modo da risultare assolutamente imparziali e talvolta persino acritici.
L’intero rapporto di prova in fine, consiste in un voluminoso plico cartaceo di difficile interpretazione, specialmente se visionato da occhi inesperti, al punto che diventerebbe inutile sottoporlo all’utente finale (ovvero l’acquirente ultimo della porta stessa), nell’intento di fornirgli lumi sulla qualità dell’acquisto che si sta accingendo a fare.
Fatto salvo che nessun rivenditore o produttore di porte blindate normalmente si prende la briga di spiegarvi quali e quanti test ha superato la sua porta blindata, soprattutto se questa non ne ha affrontato alcuno o se ha passato “con il minimo dei voti” una classificazione di “basso profilo” quale oggi si può considerare la CLASSE TRE di resistenza, proverò a spiegarvi qui di seguito e in termini comprensibili, i punti salienti di un collaudo antieffrazione di quelli che si eseguono su porte blindate certificate.
Tralasciando a priori i comparti UNI, DIN, ENV, UE, BS ecc. (cioè la parte normativa attinente alla produzione e commercializzazione) vi dirò che la porzione che può invece interessarvi maggiormente in qualità di utenti, è divisa grosso modo in tre parti:
Prove di spinta dinamica; Prove di spinta statica; Prove d’attacco manuale.
Ad esempio nel caso della spinta dinamica, facente parte del protocollo della CLASSE TRE, una palla d’acciaio di trenta kg viene fatta balzare contro la porta da un’altezza equivalente di un metro e mezzo per un determinato numero di volte. Il superamento di questa prova consiste nel semplice fatto che la porta in questione non si debba aprire a cotale sollecitazione.
Parlando di CLASSE QUATTRO invece, questa prova viene letteralmente saltata dandone per scontato il facile superamento e si passa direttamente alla prova di spinta statica. Questa, a differenza della precedente, non consiste in una breve serie di colpi, ma in spinte della durata di 60 secondi l’una, applicate su tutti i punti cospicui della porta (in prossimità di cardini, rostri, catenacci, serratura e soprattutto sugli spazi intermedi fra questi) esercitate da pistoni idraulici con piastre da 5 centimetri per 10. Tali spinte sviluppano una pressione che varia dai 6,10 ai 9,80 quintali, a seconda del punto sulle quali vengono applicate.
Per di più il superamento di questa prova non consiste banalmente nella non apertura del battente, bensì nel rilevare in seguito il grado di deformazione subito dalla struttura, il quale NON DEVE SUPERARE gli 8 millimetri sui punti cospicui e gli 10 millimetri fra i punti suddetti. Se il discostamento fra il battente ed il telaio superasse in qualche punto queste quote, l’esito della prova sarebbe negativo.
La più temuta dai “blindatori” in genere è comunque la prova d’attacco manuale, in quanto questa implica per ovvie ragioni, il fattore umano e il fattore umano, si sa, presenta sempre delle incognite. Solitamente il tecnico che provvede all’esecuzione di tale collaudo è un soggetto ben dimensionato e robusto (infatti il nostro era più alto di un metro e novanta per un bel 110 kg), di mestiere scassa porte blindate tutto il giorno e di norma non ti viene presentato prima, onde evitare l’insorgere d’inopportune amicizie.
A disposizione di questo personaggio vengono messi una serie di attrezzi tipici da scassinatore, che vanno dal cacciavitone a taglio fino al piede di porco e dai cunei di legno fino alle mazze o alle asce.
Ovviamente questi attrezzi differiscono notevolmente per dimensioni, peso ed efficacia in genere, a seconda della classe di resistenza per la quale si sta collaudando la porta. Le caratteristiche di questi arnesi sono tutte dettagliate ed omologate in ogni minimo particolare (dal centimetro al grammo) e sono quelle che fanno la prima vera differenza fra una classe tre, una classe quattro, una cinque e via di seguito.
Ad esempio in classe tre lo scassinatore, a propria discrezione, dispone dell’uso di:
1 cacciavite lunghezza 270mm
2 martello peso massimo 400g
3 cunei in legno
4 piede di porco lunghezza 710mm
In classe quattro invece, oltre a quelli già sopraccitati, vanno ad aggiungersi:
1 scalpello lunghezza 350mm
2 tagliolo a freddo lunghezza 250mm
3 mazzetta peso massimo 1250g
4 ascia lunghezza 350mm
5 seghetto manuale con lame HSS
6 minisega con lame HSS
7 tronchese a lama lunghezza 260mm
8 cesoie lunghezza 460mm
9 trapano elettrico 320/160W
10 punte da trapano diametro massimo 10mm HSS/carburo
in classe cinque si aggiungono ancora:
1 tubo di prolunga mm500
2 seghetto elettrico 550/335W con lame
3 sega elettrica 900/520W con lame
4 trapano elettrico 600/310W
5 punte da trapano diametro massimo mm13 HSS/carburo
6 punte a tazza diametro massimo 50mm HSS/carburo
7 mola ad angolo 1000/575W con dischi diametro massimo 125mm
La seconda prerogativa che caratterizza questa prova (che ha tutti i contorni della vera performance, sia per lo scassinatore che per la porta) e le sue intrinseche diversità, è IL TEMPO. E soprattutto, l’uso che se ne fa.
Mi spiego meglio: Se per la prova in classe tre, l’operatore dispone complessivamente di 20 minuti di lavoro, sappiate che per superare questo test è sufficiente che la porta resista agli attacchi per soli 5 minuti. Se eventualmente resisterà di più, la cosa andrà solo a favore del giudizio complessivo nel rapporto di prova.
Per il test in classe 4 invece, si richiede alla porta di resistere non meno di 10 minuti agli attacchi portati con i rispettivi arnesi, ma con un’aggravante non indifferente. Il cronometro infatti viene fermato ogni qual volta l’operatore si stanchi o debba indugiare, riposare o riflettere per cambiare strategia o attrezzi. Il tempo complessivo a sua disposizione è di 30 minuti, mentre l’unico tempo computato sarà quello effettivamente trascorso nello scassinare. In oltre, prima del via, l’operatore dispone di ben un’ora, per le cosiddette prove preliminari, che gli daranno modo d’individuare con comodo gli eventuali punti deboli della porta prima di cominciare il test vero e proprio.
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’acquirente di una porta blindata non sa e non può sapere, quanta differenza possa fare un piccolo numerino scritto su di una targhetta o su di un foglio di rapporto di prova, ma alcune semplici considerazioni potrebbero indurlo ad intuire.
Vi siete mai chiesti per quale motivo trovate sul mercato porte “blindate” a 300/500 euro e porte blindate apparentemente uguali a 1300/2000 ?
Va beh che siamo in un mondo d’imbroglioni, ma per tirare pacchi bisogna pur che esistano i prodotti di rango se no, a cosa si ispirerebbero i pacchi…
Quanto accennato fin qui, non è che una piccolissima parte di ciò che sta dietro alla parola “BLINDATO” e dato che ormai, dietro a questo termine si trova nascosto un po’ di tutto, ho pensato ch’era bene mettere qualche puntino sulle i…
Nel caso voleste saperne di più in proposito, non dovrete far altro che contattarmi.
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