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  • Davide Boschi

Perizie sulle serrature: non solo analisi criminologiche o perizie legali e forensi


Non tutti sono al corrente del fatto che, anche le serrature, possono essere oggetto di analisi criminologica o peritale, specialmente laddove si tratti di valutare se, per davvero, siano state indebitamente aperte, manipolate, scassinate, cambiate - anche solo di qualche loro componente - o comunque manomesse. Buona parte dei contenziosi, diverbi, denunce, che in qualche misura vedono coinvolte le condizioni in cui è stata ritrovata una serratura, si arenano troppo spesso su improbabili "secche" affioranti proprio nelle torbide acque di una analisi poco competente di questo apparato per la chiusura.


Le perizie che si possono effettuare su una serratura non sono tutte complesse o "alchimistiche", come ultimamente anche la fiction televisiva tende a proporre, ma possono risolversi anche in modo semplice e abbastanza sbrigativo. Certo, molto del lavoro da fare dipende anche dalla "posta in gioco": alcune perizie, articolate e documentate a dovere, sono state i cardini sui quali hanno ruotato processi penali di notevole rilevanza mediatica.


Il più delle volte, invece, può bastare una semplice analisi visiva fatta con una lente d'ingrandimento oppure con un endoscopio, per dissipare buona parte dei dubbi o magari approssimarsi molto a una verità nascosta, solo dalla diffusa ignoranza che vige su questa materia. L'unica condizione essenziale per ottenere un buon risultato è che l'analisi in questione venga fatta da un serraturiere esperto

Vi fareste curare i denti da un oculista? Non credo. Ebbene, se vi occorre sapere cosa possa o non possa essere accaduto alla serratura oggetto del vostro contenzioso, dovrete solo richiedere una perizia a un serraturiere esperto. Per trovarne uno potete consultare l'elenco dei serraturieri italiani


A volte, anche una adeguata perizia preventiva (e soltanto visiva, allo scopo di non invalidare alcun eventuale elemento di prova sulla serratura), può essere utilissima a tutte le parti in causa, ancor prima che queste arrivino a comminarne una legale o forense, proprio al fine di evitare le aule dei tribunali.




Tutte le volte che vedo questa cassaforte, passando in qualche Autogril, mi torna in mente la mirabolante serie di furti della quale è stata, suo malgrado, vittima e al contempo protagonista. La mente organizzatrice di quei colpi, che per ragioni di privacy chiameremo "Lupin Quarto" (poi arrestato e condannato per il reato ascritto), era un geniale serraturiere di origini toscane, espertissimo di "mezzi forti", dotato di abilità fuori dall'ordinario e di un considerevole spirito di "inventiva"... L'antina esterna in acciaio, messa a protezione del portellone principale della cassaforte, nasconde il foro chiave di una serratura serissima, a doppia mappa vera, con 16 leve contrapposte (8 su un lato e 8 sull'altro), dotate di accorgimenti antimanipolazione. In oltre, la stessa serratura, è dipendente da un grosso combinatore a pomolo della Sargent, a tre dischi, con 99 cifre l'uno, fluidissimo e silenziosissimo nel funzionamento, sempre occultato dalla stessa antina di protezione che fa porta l'effige del costruttore sulla facciata esterna. Lupin Quarto, per ordire la trama della sua serie di furti, fece leva su un piccolo difettuccio, risibile se considerato nell'insieme di una cassaforte del genere, insito proprio nella riferma di quel coperchio esterno. Lo sportellino, infatti, si chiudeva, in origine (ora e stato aggiornato), con un cilindretto davvero dozzinale, azionato da una chiave estremamente semplice e nemmeno protetta da duplicazioni. Questa "pecca", consentiva ad un abile manipolatore di serrature come Lupin Quarto, di aprire agevolmente lo sportello esterno e nascondere dietro alla battuta del medesimo una microcamera che si accendeva nel momento della sua apertura. In un vecchio motorino, parcheggiato poco distante, Lupin teneva alloggiata una ricevente che si collegava via etere alla microcamera con la sua accensione e provvedeva a registrare le immagini che questa gli trasmetteva. Erano le immagini del portellone vero della cassaforte, nel quale venivano infilate le chiavi a doppia mappa e sul quale veniva composta la combinazione ruotando il pomolo cifrato del Sargent. La registrazione era poi proiettata sullo schermo di un normale apparecchio video tv dove, Lupin, armato di pennarello e con l'aiuto del fermo immagine, riusciva ad interpretare le altezze della cifratura della chiave e a vedere la combinazione che la mano dell'operatore componeva ruotando il pomolo. Con una lima "a mano" e su uno sbozzo grezzo, Lupin riproduceva in solido la chiave (che non è mica una roba facile) e il colpo, ha quel punto, era pronto per essere portato a termine. Ben prima del sorgere del sole e del passaggio del blindato che raccoglieva il contante, dopo le giornate di maggior traffico commerciale, Lupin passava di persona a ripulire la cassaforte per poi tornare a scomparire nel buio dal quale era spuntato. Portò a segno almeno quattro colpi consecutivi, lungo metà della rete autostradale del bel paese, nessuno con un bottino inferiore ai centomila euro. Non sarebbe mai stato scoperto se non fosse che la compagnia degli autogrill, si trovò a dover fare causa all'agenzia portavalori, la quale, certa di non aver mai sottratto denaro, dovette assoldare un perito, esperto serraturiere a sua volta, per riuscire a sbrogliare una matassa che sarebbe altrimenti stata impossibile, degna di un film. Davide Boschi


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